Il progetto NEAR mira a favorire l'orientamento sociale dei migranti nel periodo iniziale di arrivo e il loro insediamento nelle comunità locali di destinazione. I membri delle diaspore sono alcuni degli attori che il progetto forma come “agenti di comunità” (Community Agents in inglese, CA) per i migranti appena arrivati. Parte del lavoro svolto da NEAR mira specificamente a fornire a questi attori la conoscenza e la rete giuste per trasmettere informazioni e supporto rapidi, specifici rispetto al contesto e pronti all'uso attraverso corsi di formazione tematici.
A questo fine, tra marzo e dicembre 2021 i partner NEAR hanno sviluppato e implementato una serie di attività rivolte direttamente ai membri della diaspora nelle quattro città target: Milano e Perugia (Italia), Lisbona (Portogallo) e Nicosia (Cipro). La pratica sviluppata è stata infine modellizzata in una serie di strumenti contenuti nei NEAR National Stakeholder Reports, una serie di pubblicazioni che fanno il punto su un anno di sensibilizzazione, formazione e coinvolgimento degli attori diasporici. In questo modo, mirano a facilitare il trasferimento di esperienze, strumenti, conoscenze e pratiche per organizzazioni, professionisti e altri gruppi interessati per rafforzare la capacità e responsabilizzare le comunità della diaspora come attori nell'integrazione dei migranti appena arrivati a livello locale.
I National Stakeholder Reports seguono le fasi del progetto, offrendo suggerimenti pratici, modelli e checklist su come:
- Considerare le comunità diasporiche nella selezione delle aree su cui agire
- Raggiungere e coinvolgere in partenza le comunità diasporiche
- Identificare i bisogni e selezionare gli attori giusti per progetti e iniziative
- Organizzare i contenuti per i programmi di formazione
- Adottare i metodi e gli strumenti formativi più adeguati
- Coinvolgere gli agenti di comunità in modo sostenibile
- Co-creare campagne e strumenti di comunicazione con gli agenti di comunità per raggiungere al meglio i migranti appena arrivati
Il National Stakeholder Report sulla città di Perugia evidenzia le peculiarità e gli insegnamenti che hanno caratterizzato l'implementazione di NEAR nel Centro Italia da parte di TAMAT e che potrebbero essere trasferite in nuovi contesti di integrazione.
Per individuare l'area in cui operare, TAMAT ha analizzato principalmente i dati sulla popolazione migrante residente nel territorio del Comune di Perugia, consultando i rapporti redatti dalle autorità nazionali e locali. Le aree urbane selezionate sono state principalmente quelle con il maggior numero di cittadini di Paesi terzi, tenendo conto del numero di istituzioni, servizi pubblici, associazioni di migranti e organizzazioni che mirano a facilitare il processo di integrazione precoce dei nuovi arrivati.
Nella mappatura delle associazioni della diaspora, TAMAT ha deciso di partire dai dati esistenti sui database nazionali, ampliandoli con le relazioni già stabilite dall'esperienza professionale dei collaboratori e degli stakeholder. TAMAT ha scelto di lavorare attraverso i contatti personali e professionali di ciascuno degli attori coinvolti, valorizzando il passaparola come pratica di coinvolgimento, poiché in una città medio-piccola come Perugia, le relazioni sociali sono ancora alla base della costruzione di rapporti istituzionali tra attori privati. TAMAT ha selezionato principalmente persone che già lavoravano nell'ambito dell’integrazione di cittadini di Paesi terzi e le cui competenze professionali potevano già coprire l’accompagnamento dei beneficiari nella più ampia gamma di servizi possibili. Anche le questioni di genere sono state tenute in grande considerazione, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di identità. L'obiettivo di base era quello di creare un'équipe multidisciplinare e multiculturale che potesse lavorare come un'associazione informale di mediatori culturali.
Il contenuto del programma di formazione dei CA è stato scelto in base alle esigenze degli utenti presenti sul territorio. I CA hanno suggerito che sarebbe stato necessario avere un focus specifico sulle politiche di immigrazione, sull'assistenza sanitaria (con un focus specifico sulle donne) e sui principali servizi di accoglienza pubblici e privati per i nuovi arrivati e sul loro funzionamento. Grazie al buon livello di competenze precedentemente acquisite dai CA coinvolti, è stato possibile dedicare un po' di tempo a conversazioni informali, durante le quali sono emerse questioni legate soprattutto al riconoscimento del valore professionale della figura del mediatore culturale, di quanto questo ruolo sia ancora svalutato in termini di riconoscimento economico e professionale. I collaboratori di TAMAT hanno cercato di stimolare la riflessione su questo aspetto organizzando un vero e proprio momento di contrattazione collettiva. L'incontro ha avuto un buon riscontro sia in termini di richiesta economica (ben bilanciata in termini di accessibilità al servizio e dignitosa per il mediatore) sia in termini di costruzione di un gruppo coeso.
L'ultima parte della formazione è stata dedicata a un workshop finalizzato al co-sviluppo di mappe locali con i CA. TAMAT ha deciso di ricevere riscontri individuali nei momenti residui dei partecipanti dal lavoro o da altre attività. Le dimensioni affrontate sono state principalmente quelle legate al ricordo e al rivivere esperienze e luoghi che hanno caratterizzato i loro percorsi di integrazione e professionali.
Buoni feedbacks sono arrivati dai CA dopo la formazione, che ha contribuito a migliorare le loro già buone competenze nel campo dell'integrazione precoce. Data la professionalità del gruppo e la sua costante attività di mediazione culturale, il contributo che hanno dato al progetto è stato di immenso valore, ampliandone la pervasività nel raggiungere un numero più ampio di beneficiari e stakeholder. Le buone relazioni create con i CA hanno portato a collaborazioni al di fuori dell'area del progetto, dalla presa in carico dei beneficiari in altre attività alle presentazioni di mediazione culturali in altri contesti.